CRUI
Conferenza dei Rettori delle Università Italiane

COMUNICATO STAMPA

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO FARMINDUSTRIA,
CRUI E REGIONE LOMBARDIA


(Milano, 28 febbraio 2000)


A distanza di poco meno di un anno dal varo della delibera regionale che ha semplificato l'iter di approvazione delle sperimentazioni cliniche dei farmaci, la Lombardia rafforza il suo ruolo primario su una attività fondamentale per la ricerca bio-medica.

Nel '99, infatti, i tempi medi di attesa per dare il via libera agli studi per sperimentare nuovi medicinali sono scesi al di sotto dei 60 giorni contro i 100 del primo semestre del '98. Il limite di 60 giorni era stato fissato dai decreti ministeriali del '98 che hanno trovato prima applicazione in Italia proprio in Lombardia con la delibera del marzo scorso.

Gli effetti della sburocratizzazione non hanno tardato a produrre risultati importanti sia a livello regionale sia a livello nazionale con una netta ripresa dell'attività di sperimentazione che su scala nazionale risulta, dalle prime rilevazioni, in netto aumento su patologie particolarmente rilevanti dal punto di vista sociale come l'oncologia, l'apparato cardiovascolare, il sistema nervoso, l'apparato respiratorio e il diabete, malattie importanti anche dal punto di vista sociale.
Una accelerazione ancora più marcata in Lombardia che consente così alla Regione di iscriversi a pieno titolo nell'albo delle realtà europee più avanzate in questo campo.

Dare impulso a ricerca e sperimentazione significa creare nuove opportunità per il mondo scientifico, per i medici e soprattutto per l'utilizzatore finale dei farmaci: il malato. I medici e i ricercatori, infatti, non saranno tagliati fuori dal progresso scientifico e i pazienti potranno disporre, in tempo reale, di prodotti innovativi.

Un'occasione importante per l'intera collettività e per le aziende farmaceutiche che concentrano sul territorio lombardo 33 centri di ricerca nei quali sono impegnati a tempo pieno 3.114 ricercatori che rappresentano il 55% del complesso degli addetti in R&S in Italia.

La normativa attuale prevede che i Comitati etici si pronuncino entro 60 giorni sia in merito alla valutazione degli aspetti scientifici, metodologici ed etici delle sperimentazioni, sia in merito ai giudizi di notorietà (accertamento sulla innocuità del farmaco in base alla documentazione presentata che consente di ottenere il via libera per la sperimentazione senza ulteriori autorizzazioni da parte delle autorità regolatorie). Tempo che la Lombardia ha accorciato collocandosi al primo posto nella classifica delle regioni più tempestive nel rilascio delle autorizzazioni.

Si apre quindi una nuova stagione che consentirà di utilizzare le molte e qualificate strutture presenti nella regione senza dovere fare necessariamente ricorso a realtà estere. E che permetterà nel contempo di non disperdere preziose risorse scientifiche ed anche culturali sia a livello di ricerca che di conoscenza.

Oggi la tendenza si è capovolta e i capitale stranieri cominciano ad affacciarsi di nuovo nel nostro Paese. Una opportunità importante visto che quasi due terzi dei circa mille miliardi necessari per la scoperta di un nuovo farmaco vengono assorbiti proprio dalla attività di sperimentazione.

Nuovi investimenti, più opportunità terapeutiche e farmaci sempre più mirati per tenere il passo con le rivoluzioni scientifiche oggi in atto. Nell'arco di un decennio i progressi della ricerca biomedica consentiranno di passare da 500 a 18 mila target biologici, i punti di attacco delle malattie. Una moltiplicazione delle possibilità di cura attraverso terapie sempre più personalizzate e che, proprio per questo, richiederanno anche una attività di sperimentazione sull'uomo sempre più attenta e mirata.

Una vera rivoluzione resa possibile dalle tecniche di biologia molecolare e dalla possibilità di simulare al computer l'azione dei nuovi medicinali.

A questa domanda l'industria farmaceutica mondiale, ma anche le autorità politiche e sanitarie italiane e internazionali dovranno dare risposte concrete. L'una alzando la posta degli investimenti in ricerca e producendo innovazione non solo in campo farmacologico, ma anche in termini di know how scientifico. Gli altri contribuendo a rendere efficienti e competitivi i sistemi sanitari. Una sfida che oggi parte dalla Lombardia, ma che è dell'intero Paese.